ANDATE A LAVORARE!

Andate a lavorare! Due anni dopo…

Non riesco a nascondere la paura che si stia devalorizzando il lavoro, non solamente nel significato ma anche nella sostanza, ma è un dato di fatto: il lavoro non è più in grado di garantire quello per cui dovrebbe essere sempre esistito, il sostentamento del lavoratore e della sua famiglia.

I più fortunati lavorano per sport, così per fare, stando in pari per far girare le cose, quando va bene.

Per i liberi professionisti, poi, è tutto un programma. Fatturati sempre più risicati, contratti in caduta libera, mentre costi e problemi non cessano di incrementarsi.

Ho incontrato e conosciuto, solo in questi ultimi due anni, decine di validissimi professionisti, architetti, avvocati, psicologhe, giornaliste, freelance, tutti e tutte impegnati alle loro scrivanie, nelle loro botteghe o davanti ai loro PC nella convinzione di dare il massimo, sempre e comunque, ma che al contempo arrivano a fatturare quando va bene poche migliaia di euro l’anno.

Non bastano, certo che non bastano, questo però non li ferma e non le ferma, ma li umilia e demoralizza ogni giorno di più anche e proprio a causa del fatto che il lavoro è cambiato, in peggio.

Proprio grazie a questo o quel Ministro del Lavoro, questa o quella Ministra dell’Istruzione, questo o quell’imprenditore e alle loro poco lungimiranti visioni, dichiarazioni e, soprattutto, a causa delle loro manifeste inadeguatezze.

Andate a lavorare! con una duplice valenza.

La prima, spronare coloro che nel dubbio e nell’incertezza dell’attuale mercato del lavoro si sentono inermi e sconsolati, invitandoli invece ad alzare la testa e non arrendersi ai luoghi comuni. Andare incontro alle opportunità, spegnere i PC e scendere in campo, con determinazione e rabbia.

Mentre la seconda da monito ed invito per coloro che invece sono causa di questo mal di Lavoro, che hanno contribuito a demolire il futuro dei nostri giovani e delle generazioni a venire.

Andate a lavorare! Appunto.

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11 Commenti

  1. Già carissimo Massimo, de-valorizzando il lavoro.
    Dalla notte dei tempi il lavoro fa parte dell’uomo, era la mansione quotidiana della famiglia. Un pezzo di terra, qualche animale da cortile, un po di raccolto misto, tutto per mantenere la famiglia nei mesi e crescere i figli, e il padrone di te stesso eri tu e i tuoi soci moglie e figli.

    Poi sono arrivati estrosi soggetti che si sono inventati di sfruttare il lavoro altrui a proprio vantaggio, e hanno trasformato il loro egoismo e sete di potere in sfruttamento. Hanno mascherato tutto sotto il “nuovo concetto di lavoro”, corredandolo con “progresso, moda, trend, comodità e supporto ai deboli” e tutto solo per confondere le idee e mascherare dietro un velo l’aver praticamente cancellato il “Lavoro di Famiglia”.

    Il tempo ha fatto il resto, egoismo su egoismo siamo arrivati all’industria del consumo, a classificare il lavoro, le classi di accesso, sino a creare veri e propri cancelli per accedervi, insieme a costruire quelli che oggi chiamano “Poteri Dominanti” del sociale ma soprattutto della “Mente Umana”.

    Prima la ripresa, poi, libero professionismo, industria di massa e caste; oggi siamo al “lavaggio del cervello” nemmeno più cosi celato dietro “buoni intenti”.

    Tutto sembra vertere sui giovani; vengono costantemente spinti a raggiungere posizioni elevate, facendo leva su “successo, lusso e potere” e le normali posizioni sono viste come mediocri e non degne; mentre i cosi detti anziani, si fa per dire visto che oggi con anziano si intende 40/45 anni, sono quasi del tutto dimenticati, come se dopo questa età, se non sei riuscito a farti una posizione decorosa, allora non la meriti più e vieni scartato dal mondo del “nuovo lavoro”.

    Cosi in questa assurda situazione, dimenticato cosa significa lavorare per il piacere di crescere una famiglia, è vero che abbiamo chi lavora per sport (stanco di cercare, prende quel che trova), chi non fa altro che accettare adattandosi al meglio, e chi invece si da da fare come un pazzo per cambiare le cose.

    Ma in un sistema che non vuole che succeda altrimenti addio poteri dominanti, che pensa più a come mangiare il faticoso guadagno degli altri più che al loro bene, e che ti logora giorno per giorno come in un “lavaggio psicologico del cervello”, dove: O impari e ti assoggettati al sistema o vieni emarginato; e chiaramente chi ricorda o ha ereditato “concetti e senso del lavoro originale” inevitabilmente invecchia e pian piano cede, cosi tutto peggiora continuamente.

    Per questo credo che non sia solo colpa di “Stato, Ministri, Istruzione o Imprenditori”; sono anch’essi esseri umani con debolezze e cresciuti da questo sistema contorto, cosi la maggior parte di loro può quasi solo avere visioni limitate e promuoverle come lungimiranti per auto convincersi di essere all’altezza del compito.

    E’ tutto ben delimitato da chi controlla in sommerso, che forza decisioni sempre a causa di quel maledetto celato egoismo che nessuno pensa esista, perpetrato da persone che il lavoro lo vogliono solo prosciugare a proprio vantaggio.

    Ma ahimè, anche se oggi siamo una repubblica fondata sul lavoro, sembra che tutto ancora ruoti in stile Mussolini che spostava di città in città i carri armati per far credere a tutti di avere un esercito potente, oggi spostiamo ricchezze che non esistono, ma abbiamo debiti sulle spalle ancor prima di nascere.

    D’altro canto, se non ricordo male, da qui discende anche la Carta del Lavoro, per cui .. se tanto mi da tanto…. forse sarebbe ora di ripensarla e scriverne una che riporti il lavoro al suo concetto originale di famiglia!

    Un saluto a tutti

  2. Il problema per un freelance, per di più specializzato, non è solo il fatturare poco per la situazione contingente perché se è vero che il PIL cresce per l’aumento della domanda le aziende fanno fare meno consulenze o le posticipano. Fior di preventivi, fior di abboccamenti che alla fine non si concretizzano perché al momento di mettere una firma sul contratto lo si procrastina a data da definirsi.
    Oltretutto c’è l’accanimento dello Stato, da una parte l’Ag. Entrate dall’altra lNPS per chi ha la gestione separata, la prima pretende tramite gli studi settore che uno debba per forza fare un certo fatturato (che se uno volesse essere in regola dovrebbe coprire anche il fatturato che non fa), il secondo può arrivare a non coprire per intero l’anno di contributi. Per di più l’INPS preleva al 30% mentre molte casse professionali prelevano al 10-12% e per di più danno modo di coprire le mensilità mancanti per coprire l’annualità residua con meno oneri rispetto all’INPS.

  3. Diciamo che probabilmente chi regola lautamente pagato con i soldi dei contribuenti lo fa seguendo una traccia mentale lontana dalla realtà di chi il lavoro lo produce e crea valore alla collettività e coloro i quali si vestono da garanti del diritto al lavoro sono sulla stessa linea di pensiero permettendolo.
    La questione è complessa ma temo che non ci sia mai stata la volontà di risolverla seriamente, quindi, chi è causa dei suoi mali…..

  4. Grazie Massimo, Sei una persona davvero per bene e molto professionale. Riesci a toccare il punto di caduta della situazione attuale ma al contempo apri orizzonti a chi volesse seguire i tuoi illuminanti suggerimenti. Il nuovo anno speriamo sia utile a spronare l’intera società e classe dirigente a fare meglio e di più. Hai tutta la mia ammirazione, grazie. Buona Natale.

  5. Il lavoro consente di valorizzare le persone perché è come se fosse una costante prova quotidiana con se stessi. È un upgrade sulla persona che può progettare la sua vita e pensare serenamente a un futuro. Se togliamo la possibilità di lavorare cancelliamo il futuro. Credo che questo processo che porta alla distruzione della stessa umanità stia già avvenendo. Rialziamo la testa e uniamoci!

  6. Se il Governo pensa solo ai giovani, noi, 60enni come facciamo? Hanno messo in atto azioni rivolta solo alle assunzioni giovanili, come si chiama quella cosa che se i giovani assunti sotto i 36 anni non pagano contributi ecc.? Quindi, come facciamo ad avere un lavoro? Grazie, ma non venite a dirmi di cambiare il C.V., il problema e che assumendo giovani, le aziende risparmiano

  7. La competitività del nostro Paese Italia è dovuta esclusivamente al basso costo della forza lavoro. I bassi valori di produttività non ci permettono di vincere nel ring dei mercati globali. Le aziende hanno quindi bisogno che il minor numero di persone lavori il più possibile al minimo costo. Aggiungiamo che la dimensione media delle aziende italiane è piccola e la frittata è fatta.
    I lavoratori, specialmente nello sprint di quest’anno, sono esausti e la qualità del lavoro di ogni individuo è destinata a scendere sempre più per sostenere la mole di lavoro e gli alti ritmi.
    A breve la nostra competitività sarà seriamente minacciata non dalla bassa produttività, non dal costo del lavoro bensì dalla bassa qualità (che fino ad oggi è stato il nostro segno distintivo).
    Che ne pensate?

  8. L umiliazione è anche di chi uscito da scuola e senza esperienza era considerato un talento ( ospitato in Accademy ) ha poi sviluppato il suo percorso ( creando valore aggiunto ) ed a un certo punto a 40 anni (senza pretese!) non considerato perché troppo vecchio..incredibile!

  9. è un subcultura, un “abbiamo sempre fatto così”, un ricercare giovani per addestrarli ad essere vecchi, a pensare “vecchio”, ad agire “vecchio”, non permettiamo al nuovo di emergere, con proteggiamo il talento, non accettiamo il nuovo, lo incaselliamo, lo normiamo, lo castriamo, togliamo energia.
    Per paura di sentirsi, essere inadeguati, non ci concediamo il lusso e la potenza dell’apprendimento dell’apertura mentale, ci arrocchiamo sul vecchio, considerandolo non una base su cui crescere, ma un baluardo da difendere.

  10. Sono incantato dalla lucidità di questa analisi, che purtroppo disegna con precisione chirurgica la realtà del lavoro in Italia.
    Grazie per il suo impegno

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