WOOOHOOO, DISCONNETTIAMOCI!

Meno WhatsApp e più birra

Massimo Rosa CoronaQuando l’ufficio stampa di birra Corona mi contattò per offrirmi la posizione di Ambassador per la loro iniziativa “WOOOHOOO” mi ci volle davvero poco per capire quanto fosse sentita anche in Italia la problematica del “diritto alla disconnessione”.

Il sondaggio che AB InBev Corona ha commissionato alla società OnPoll rileva infatti che oltre il 70% dei dipendenti si sentono “costretti” alla reperibilità perenne da parte delle proprie aziende.

La maggior parte di loro non inserisce alcun messaggio di “Out of office” e continua a rispondere alle email dei capi e dei colleghi anche fuori dagli orari di lavoro o durante le ferie.

Personalmente non mi è difficile confermare questa teoria perché mi basta pensare a tutte le volte che durante periodi non lavorativi come ferie o pause serali mi “riconnetto” al lavoro controllando i messaggi e le email dell’ufficio o verifico lo stato dei reclutamenti e delle candidature che ho in corso.

Ma sino a che punto questa modalità ormai così diffusa di sentirci costantemente connessi al nostro lavoro ci potrà dare benefici?

Al netto di quelle attività che per lo stress fisico che richiedono hanno per forza necessità di un tempo di riposo e distacco per il recupero delle prestazioni, penso che paradossalmente la necessità del distacco sia prevalentemente psicologica.

La tecnologia in particolare ha trasformato il piacere della socialità in una falsa necessità/obbligo ad essere sempre connessi, sul lavoro come nelle relazioni personali contribuendo allo sviluppo di sintomatologie e malesseri che gravano negativamente sui livelli della performance professionale e sulla vita di ognuno di noi.

Come lavoratore ( ed estimatore di birra ) trovo semplice quanto efficacissima la ricetta proposta dalla Corona che con il suo “Outside we live again” coniuga tutti i migliori elementi per una rinascita fisica e spirituale dei propri dipendenti e di coloro che ne prenderanno parte.

Birra Corona si fa promotrice nell’ ispirare le persone a celebrare l’opportunità di trascorrere più tempo all’aperto con il lancio del più impertinente generatore al mondo di messaggi per quando non si è al lavoro, denominato WOOOHOOO.

Chi lo desidera potrà celebrare il tempo trascorso all’aperto hanno la possibilità di condividere notifiche ispiratrici con amici, familiari e colleghi visitando il sito www.woohooo.com per creare una risposta personalizzata per quei momenti in cui sono liberi dal lavoro, in vacanza o quando escono per un appuntamento o per un happy hour.

Crea il tuo messaggio “Out Of Office

(clicca qui)

 

Altri Link all’iniziativa:

 

 

 

 

35 Commenti

  1. Massimo Rosa utilizzo il tempo di consultazione di questa piattaforma al meglio dei contenuti pubblicati e lei, senza voler sembrare un ruffiano,non ha mai tradito la sua professionalità!

  2. A me e’ capitato di essere praticamente licenziato durante le ferie da un nuovo direttore che non avevo ancora avuto il piacere di conoscere!!!

  3. Massimo vero.
    Una delle azioni che porta a Grandi Prestazioni è il distacco dall’attività.
    Molto semplice da comprendere nel mondo sportivo, meno in quello lavorativo.

  4. Talvolta è quasi patologico rispondere alle mail anche in vacanza ma in certi casi è più forte di noi, a prescindere dalla volontà di mostrare attaccamento al lavoro. Per le telefonate di lavoro é diverso, almeno per me. Forse perché una mail è meno intrusiva di una telefonata. Al telefono non ho nessuna remora nel dire che sono in vacanza!

  5. Avere il tempo di vivere la propria vita migliora la produttività sul lavoro. Inoltre è un segno di civiltà e rispetto per il lavoratore, il miglior benefit di tutti.

  6. Birra ma con moderazione, divertimento tanto. Bisogna dedicarsi e coltivare degli hobby che rilassano

  7. Direi meno smartphone e più parchi, libri, boschi, biciclette e camminate dopo il lavoro. Bevete tutti responsabilmente. Grazie.

  8. Qualche ” reincarnazione ” fa ero un atleta. È stato allora che ho imparato il formidabile valore del riposo per migliorare lo stimolo allenante e la performance. Al tempo stesso ho capito che poi c’è un momento in cui dare tutto quello che hai dentro per staccare gli altri. Dopo ho sempre lavorato così….

  9. Bel post che lancia nell’universo del lavoro un messaggio chiaro: il tempo libero è tempo ben speso anche per i dipendenti di una azienda. Ciò giova alla professionalità ed alla produttività del lavoratore, nonchè al risultato finale che si può dare in ambito lavorativo.
    Una reperibilità “ad infinitum” veicola solo l’immagine di uno schiavo aziendale che saprà dire sempre e solo “si”. Ma quanto potrà dare effettivamente in apporto produttivo, sia che esso lavori di braccia o di testa?
    Le aziende non vivono perennemente di fasi di emergenza o tali da richiedere anche straordinari ai propri dipendenti, al contrario, si scontrano anche con picchi depressivi del mercato, a maggior ragione il tempo personale del dipendente deve essere il valore aggiunto che da ancor più valore al tempo professionale, solo così una azienda potrà garantirsi anche il passaggio tra una tempesta ed un’altra.

  10. Quando capiremo questa cosa prima di tutto su noi stessi e poi sui nostri collaboratori inizieremo ad avere aumenti della produttività che nemmeno sognamo!!

  11. Concordo . Rigenerarsi e “staccare la spina” è un’ iniezione di energia e positività per riattivarsi al meglio . Anche se il cellulare sempre con noi lo rende un po’ difficile . Ma basta spegnerlo .

  12. Al solito …

    Non esiste il disponibilità.
    Sopratutto ricoprendo alcune funzioni lavorative o lavorando in Aziende “distribuite”. Non si parla di ore straordinarie, o di giornate dedicate fuori dagli accordi sindacali.

    Ad esempio:
    Nella sola Europa, non sempre le festività coincidono.
    Se poi guardiamo le multinazionali … aggiungiamoci il fuso orario od anche che i giorni della settimana, non sono tutti uguali (non dappertutto la domenica è considerata “riposo”).

    Usare il buon senso è ancora una scelta che possiamo fare …

    1. Ovvio che il buon senso è la scelta migliore e ogni caso è a se. Ma, nel mio vissuto, quando in Cina c’è il capodanno, loro chiudono punto e basta, il loro non coincide con il nostro, noi aspettiamo la riapertura. Se io mando una mail ad un mio cliente e so che da lui sono le 4 di mattina, non mi aspetto una risposta immediata, aspetto nel tardo pomeriggio.
      Penso che il “buon senso” ci debba essere in base alla effettiva necessità ed urgenza e sopratutto al ruolo che si ricopre, all’attaccamento al lavoro e all’amor proprio. Saper scegliere e scindere vita privata e lavoro. Conosco gente malata con lo smartphone acceso e connesso H24 e altrettante persone che hanno creato dei limiti, dei paletti oltre ai quali non si può andare (e gli altri si addeguano), entrambe ricoprono ruoli in prima linea in multinazionali. sono scelte!

  13. Al di fuori dei normali turno di reperibilità ho una vita. Ciò non toglie che un collega bisognoso d’aiuto può chiamarmi sempre, regola che non vale per alcuni però. Oppure c’è un cliente che va soddisfatto e allora uno sforzo si deve fare. Per tutto il resto domani è un altro giorno.

  14. Credo fermamente che chi possiede un buon Time management siano persone in grado di pianificare correttamente il proprio tempo, anche quello da dedicare a sport e famiglia.
    Avere questa capacità è sintomo di disciplina, programmazione e definizione di priorità.
    Questo è ciò in cui io credo, per questo cerco sempre di gestire al meglio i miei tempi di vita in modo da essere sempre più efficace e soddisfatta sul lavoro!
    Le aziende serie e professionanali apprezzano i dipendenti così.

  15. Lo trovo giusto perché i nostri affetti e momenti liberi devono essere rispettati, se ho una giornata libera e la passo con i miei amici o famiglia oppure chiunque preferisci, dobbiamo essere con loro e dedicarci a loro godendoci ogni minuto.
    Punto.

  16. Questa storia , in base alle mie esperienze , può essere letta anche al contrario ho visto in maniera sistematica , quasi scientifica , persone ( e tante ! ) che utilizzavano tanti stratagemmi per “far vedere” ai capi diretti ( ma più in generale a chi nelle aziende occupa posizioni importanti ) di essere sempre con la mente al lavoro . Quante mail o telefonate ho ricevuto di sera tardi o nel week end per essere “informato” di cose che avrei tranquillamente potuto sapere il giorno dopo o dopo il week end . Le tecniche sono sempre le stesse ( luce in ufficio accesa, skype con luce verde, mail inviata per conoscenza o “per sbaglio” , WhatsApp aziendale o di gruppo on line e tante altre ancora ) ……….è vero pure che se esiste un tal comportamento è perché si trova terreno fertile i taluni “capi” che apprezzano…….Mi attirerò le ira di qualcuno ?
    Quanto alle attività extra lavorative le ritengo utili se ben organizzate , importante che non vengano gestite alla Fantozzi e nessuno si senta obbligato, meglio senza la presenza dei vertici.

  17. Verissimo! Molte volte non siamo indispensabili ma ci piace pensare di esserlo. Personalmente la mia esperienza insegna che ritagliarsi del tempo libero fa bene anche al lavoro: tutte le volte che ho lavorato rispettando il mio tempo libero il fatturato è aumentato.

  18. Questione di cultura e di abitudini.
    Tedeschi ed Austriaci staccano la spina nettamente quando sono in ferie, anche se magari gestiscono rapporti con clienti.
    Qui, grazie anche ad una certa mentalità padronale diffusa, sei misurato in base a quanto tempo dedichi al lavoro e non ai risultati che produci.
    Poi c’è anche chi è malato e non ha niente oltre al proprio lavoro.
    Ai miei colleghi e collaboratori dico sempre che mi devono cercare con ogni mezzo quando non sono al lavoro solo se c’è il morto in azienda. Tutto il resto non può essere così urgente se si è lavorato bene prima. L’improvvisazione, la mancanza di metodo, la costante urgenza sono nemiche dell’organizzazione e della performance.

  19. Quello che ho imparato a mie spese è che se vuoi crescere nel lavoro, non puoi avere una vita privata. Io sono cresciuto fino a quando non avevo una famiglia, dal momento in cui ho “osato” metter su famiglia, mi sono fermato, ho smesso di essere reperibile, ho smesso di fare straordinari (se non strettamente necessari) in pratica, ho smesso di piacere ai capi. Mi dispiace, ma nel mio vissuto, ho capito che “o lavoro o famiglia”, come l’olio e l’acqua, mescoli finche vuoi ma alla fine si scindono e tu devi scegliere cosa è davvero più importante per te!

  20. Non l’ho mai fatto se non in casi eccezionali. So che per me sarebbe un sovraccarico eccessivo e quindi metto in chiaro subito questo aspetto.

  21. Assolutamente d’accordo. Io credo che molti finiscano in una sorta di vortice da assuefazione (da mail lavorative) da cui non riescono più a uscire. Si perde il concetto di vera priorità e vera urgenza e si arriva col credere che ogni singola mail lavorativa vada letta all’istante, che bisogna subito attivarsi e subito rispondere… anche se nel frattempo si sono fatte le dieci di sera. Nulla di più sbagliato sia per la salute che per il lavoro stesso.

  22. Assolutamente d’accordo! Una volta lo facevo anch’io l’errore di essere sempre reperibile, cosa che poi la troppa disponibilità viene abusata e ritenuta pure dovuta!

  23. Sicuramente non è una colpa.
    Ma tutti abbiamo paura di perdere le certezze.
    Si sa, solo i capi possono permettersi di staccare la spina…
    Il mondo del lavoro che abbiamo concepito male e che stiamo gestendo peggio, presuppone questo principio.
    Poi scriviamo tutti delle belle parole ma quello che servono sono i fatti.
    Un tempo si diceva “verba volant, scripta manent” oggi andrebbe modificato in “scripta volant, acta manent”.

  24. Completamente d’accordo. L’ho fatto e continuo purtroppo a farlo, anche se meno rispetto al passato. Purtroppo, in pochi capiscono la necessità di “staccare la spina per essere più produttivi domani”. Qualcuno interpreta la mancanza di risposta repentina come sciattezza o, peggio, incuria lavorativa

  25. Salve Massimo,

    vorrei farle una domanda: cosa ne pensa invece di quelle aziende che organizzano tantissime attivia’ extra-lavorative (party, eventi, etc.) fino ad addirittura ‘invadere’ la vita personale dell’impiegato stesso?

    Grazie!

    1. Tobia La Marca Il troppo “stroppia” e mi sembrerebbe ragionevole fermarsi qualche metro prima di quello che lei stesso ha definito giustamente “invadenza”.

      1. le stanno provando tutte ma dipende sempre da noi volerlo o non volerlo. Non sta mai scritto che devi assolutamente. Tra l’altro un mio amico che lavora per una multinazionale tedesca ha pure avuto un risarcimento del danno per violazione dei diritti d’immagine in quanto lo obbligavano a pubblicare sui social privati immagini e pubblicità della propria azienda (sotto minaccia di mobbing e licenziamento). Il futuro sarà all’opposto.

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