Kintsugi e Risorse Umane
Proprio come avviene nella Ricerca del Personale di alto livello dove esiste “un solo candidato” che per caratteristiche e competenze viene ritenuto idoneo a ricoprire quel determinato incarico, anche nella vita siamo esseri unici.
Non penso all’unicità di un aspetto esteriore ma alle cicatrici che ci segnano l’anima.
Rughe interiori provocate non dal tempo ma da brusche interruzioni della linearità dei nostri giorni e che, al contrario dei successi, spesso non raccontiamo a nessuno.
Nascondiamo queste crepe con la paura che ci possano far percepire come fragili ed imperfetti.
Ma come insegna il Kintsugi la verità è che “un vaso rotto non sarà più come prima” ma se anziché gettarlo lo si ripara evidenziandone le fratture, potrà addirittura diventare più bello di prima.
Non è un caso che gli americani valutano molto positivamente l’esperienza di un fallimento riportata nel curriculum professionale di un candidato ritenendola piena di ottimi insegnamenti mentre gli europei lo cestinano a priori.
Abbracciare il danno senza vergognarsi delle ferite è una delicata lezione che potremmo prendere in prestito dall’antica arte giapponese, al netto di tanti altri complicati insegnamenti del management moderno.
Tu hai paura delle tue fratture?
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