…è stata la prima cosa che mi ha detto.
Nemmeno un “buongiorno”, nemmeno una stretta di mano.
Solo: “Oggi ho licenziato il mio capo.”
Ho alzato lo sguardo dal monitor.
Lui era lì.
Calmo.
Lucido.
Non arrogante.
“Mi spieghi?”, gli ho chiesto.
“Certo. Ho rassegnato le dimissioni. Ma non da un lavoro. Da una situazione che mi stava consumando.
Non avevo più voglia di aprire il PC.
Mi svegliavo col nodo in gola.
Il mio capo aveva sempre ragione.
Anche quando faceva danni.
L’ambiente era malsano e le cose non sembravano migliorare.
Mi hanno insegnato a dire grazie per lo stipendio, ma non a riconoscere quando quel prezzo è troppo alto.
Così oggi ho detto basta.
Ho licenziato il mio capo.
E ho scelto me.”
Ammetto di non aver avuto la prontezza di riflessi per esprimere ne un sorriso ne una frase di circostanza… ma dopo alcuni istanti di imbarazzo il colloquio è iniziato e vedremo se ci saranno buoni frutti per lui.
MORALE: Non è un gesto per tutti. Ma in quel momento credo di aver capito una cosa: questa persona non stava cercando solo un lavoro, stava cercando rispetto.
E forse dovremmo parlarne di più.
Quanti talenti abbiamo perso, semplicemente perché non li abbiamo ascoltati?
Buona giornata. 🐞
