DONNE E COLLOQUI BARBARICI

Siate sincere; se siete donne e avete affrontato un colloquio di lavoro, in maniera più o meno diretta, la famosa domandona sullo stato civile e sull’intenzione di mettere in cantiere dei pargoli è arrivata.

Personalmente la ritengo una pratica barbara (oltreché illegale) perseguita in ambienti ormai anacronistici.

Assumere una donna danneggia l’azienda perché lavora il doppio di un uomo, in ufficio o in fabbrica poi a casa con le incombenze domestiche e se ci aggiungiamo i figli…quale affidabilità e lucidità potrà mai offrire?

Tutto vero, ma:

– l’azienda NON subisce danno economico in quanto coperta dall’ INPS;

– la dipendente NON è meno produttiva di un uomo e proprio perché discriminata si sente in dovere di super performare;

– la neo mamma NON crea disagi per la propria sostituzione. Giovani impiegate col pancione si trascinano spesso in ufficio sino all’ultimo giorno utile prima del parto e neo-mamme nei reparti di ostetricia incollate al PC mandano e-mail e telefonano in l’ufficio preoccupate che la loro assenza possa “fermare il mondo”.

Le probabilità che una maternità di una dipendente arrechi danno ad un’impresa sono infinitamente minori che il vostro miglior venditore (UOMO) si fratturi il menisco giocando a calcetto.

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2 Commenti

  1. Quando ero in cinta ho sostenuto un colloquio di lavoro presso un’azienda illuminata che non solo mi ha poi assunta ma ha concordato con me l’organizzazione del periodo post parto. Le favole esistono!

  2. E’ bello vedere che ogni tanti esiste un pò di umanità anche fra coloro che sono spesso la causa del peggio che il mercato del lavoro è diventato.

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