LICENZIARE NON È “FIGO”

Ieri un amico/cliente mi ha proposto l’incarico di HR Manager presso la sua azienda commerciale.

La pressione emotiva procuratagli da una imminente riduzione di organici gli sta costando il sonno ed i rapporti familiari.

Sono in previsione almeno altri 10 licenziamenti e lo shock che provocheranno non sarà attenuato dalle 6 nuove assunzioni previste con altre professionalità.

Sinceramente provato mi ha confessato che licenziare un suo dipendente storico è stata la peggiore esperienza che ha mai vissuto nel suo ruolo di imprenditore di seconda generazione.

Non posso non pensarci anch’io. Ma che razza di mestiere facciamo?

Ma che razza di mestiere facciamo?

Eppure agli occhi degli altri le Risorse Umane sembrano essere un mondo dorato, pieno di attrattive e di possibilità, buono per chi “ci sa fare con le persone” e sia sufficiente elargire grandi sorrisi e pacche sulle spalle. Un mestiere figo insomma.

No. Licenziare non è figo, credo si tratti della peggior incombenza che chi ricopre il ruolo di HR debba affrontare nella sua carriera e nella vita.

L’impatto psicologico ed emotivo è devastante e in alcuni casi può provocare danni irreparabili nelle famiglie e nelle vite delle persone che vengono allontanate dal loro posto di lavoro.

No grazie, non me la sento, oggi passo.

18 Commenti

  1. In effetti non è figo per quelli che la vedono come me e te, purtroppo ci sono persone, o meglio personaggi, che di scrupoli non se ne fanno e per loro licenziare è figo. Comunque hai fatto bene.

  2. Sono stato nella stessa situazione diverse volte e il dover perdere un collaboratore/trice per motivi che non siano dovuti alla performance o compliance è sempre stata una cosa che mi ha toccato profondamente dal punto di vista emotivo. Grazie per l’articolo che purtroppo lascia trasparire una certa eccezionalità di chi lo scrive rispetto alla media dei personaggi nella stessa posizione con cui mi sono confrontato in passato.

  3. Gli HR Manager purtroppo devono eseguire gli ordini impartiti dai loro superiori e prendere delle scelte veramente drastiche,difficili più brutte della loro vita lavorativa, non invidio la loro posizione, perchè devono assumersi una responsabilità altissima, ripeto più brutta, cioè licenziare dei lavoratori dove purtroppo un’azienda per motivi economici e finanziari deve tagliare i costi e ridurre il loro organico, sicuramente come ha detto Massimo Rosa Non è figo licenziare, ma sono purtroppo costretti.

  4. Come ti capisco, dopo l’università ho provato la via dell’hr e in un certo senso mi piaceva. Dopo un paio di mesi ho visto la parte dura di quel lavoro, i licenziamenti, e ho deciso di abbandonare subito. È un lavoro difficile quello che fate, molto difficile.

  5. A mio avviso quando si “lascia a casa “ un dipendente è l’atto finale di un percorso che , se gestito è basato su: coaching, feedback costanti ed onestà viene e verrà sempre vissuto come un shock ma anche e soprattutto come un opportunità , vivendo ruolo e dinamiche con maggior consapevolezza.
    Le aziende sono costrette talvolta a fare tagli al personale , chi esegue il mandato è l’HR ma sempre e comunque accompagnata e supportata da altre funzioni .
    It’s all about team,leadership & values! 👍

  6. Condivido in pieno. Mi è purtroppo toccato farlo in passato e ricordo ancora benissimo in particolare un episodio, e una persona. Peraltro, aggiungo, ritengo onesto intellettualmente e professionalmente farlo di persona, quando assolutamente necessario, e non delegarlo.

  7. Bello sapere che c’è chi si rammarica di un così ingrato compito .. ci sono HR che sull’head cutting hanno costruito un’intera proficua (per loro) e brillante (sempre per loro) carriera!

  8. Dottor Rosa , mi congratulo con lei ,per aver letto questo pensiero …ma mi creda , averne in Italia persone come lei o come il collega di cui ha parlato…qui c’è sentimenti anima amore dedizione al lavoro ed a coloro che hanno reso possibile la crescita della azienda.Le faccio i miei più sinceri auguri perché persone come Lei , sono preziose come diamanti per questa Italia

  9. Se fossi dipendente di un’azienda e dovessi essere licenziata, vorrei che lo facesse qualcuno che sa come si fa, una persona competente e professionale, in grado di comunicare nel modo giusto quel che sta per accadere e in grado di aiutarmi a comprendere il presente e motivarmi sul futuro. Capisco che non te la senti Massimo Rosa, e capisco anche perchè il tuo amico si sia rivolto a te. Ci prepariamo tanto e diamo il massimo, per poter essere in grado di vincere grandi sfide professionali; il tuo “oggi passo” è coraggioso e anacronistico, c’è da imparare a dire no..

  10. Comunque succederà e qualcuno lo farà magari in modo peggiore a quanto avresti potuto fare te… io sono stato licenziato 3 volte… e sono stato assunto 9 volte… nel mio percorso avrò licenziato a mia volta un centinaio di persone e assunte altrettante… in molti casi con un supporto HR… in molti casi dovendo affrontare da solo la situazione… ho tuttora un ottimo rapporto con il 90% delle persone a cui ho dovuto comunicare il termine del rapporto…. molti di loro lo ho sponsorizzati e ho contribuito attivamente al loro ricollocamento ..
    Non è un bel lavoro, ma si puo farlo bene e trasformare un problema in una opportunità

  11. Concordo. Tra le numerose sfaccettature della professione, licenziare è quella peggiore, anche se talvolta siamo tenuti a farlo. Anche lì, credo che il “modo” possa fare la differenza.

  12. Licenziare significa spesso dover fare i conti con lo sguardo deluso e ferito di chi ha creduto in te per il proprio sostentamento.
    Non è un bel mestiere e chi lo affronta con superficialità ha sicuramente molto pelo sullo stomaco.

  13. Se gestire i licenziamenti fa parte della professione di HR, e chi sceglie di intraprenderla dovrebbe saperlo benissimo, mi sembra davvero poco professionale lamentarsi “non lo voglio fare” (quando mai un pompiere si lamenta che non vuole spegnere gli incendi?) e molto superficiale commentare “che brava persona, che vigliacchi quelli che licenziano”, quando magari un imprenditore deve lasciare senza lavoro oggi 10 persone per non fallire e lasciarne a casa 100 domani. Il mondo del lavoro non è quello delle fate. È quello degli orchi.

  14. Condivido pienamente, ma l’altra domanda è siamo capaci di adeguarci al cambiamento? Siamo capaci di rimetterci in discussione? Siamo capaci di comprendere che quello che abbiamo fatto sino ad oggi spesso non serve piu? La leva culturale è fondamentale avendo la coerenza di capire che per non estinguersi bisogna modificarsi

  15. Proprio l’altroieri guardavo il film con Clooney “tra le nuvole”, il suo mestiere era licenziare e da lì uno spunto: se oltre alla brutta notizia da dare e da subire e la buonuscita, si assicurasse la possibilità al candidato, di avere un supporto psicologico e/o di coaching per affrontare i tempi che verranno?

  16. Anche lasciare i dipendenti senza reale sviluppo per anni non è figo. E’ la preparazione lenta a un momento come quello descritto. In pratica non ti faccio sviluppare, poi arriverà il punto in cui hai 50 anni, mi costi troppo, non sei uptodate e ti faccio fuori. Sta all’intelligenza dei dipendenti non farsi incastrare nel gioco del corri e produci per l’azienda e continuare a auto-formarsi e avere chances di rivendersi, ma lato azienda tutto ciò è davvero poco poco poco figo. Infatti molti ragazzi stanno evitando come la peste certe situazioni. Non è figo, appunto, e le lezioni sulla pelle dei genitori o fratelli, osservando, si apprendono…..oh, se si apprendono…..

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